Il PNRR finanzia quattro nuovi centri universitari di eccellenza, coinvolti tutti gli Atenei abruzzesi

Nascerà a Teramo il Centro Europeo Agri-BioSERV, dedicato all’innovazione del settore imprenditoriale dell’agroalimentare e alla riqualificazione del settore sanitario e biomedicale ed è uno dei quattro Centri di ricerca e alta formazione nei territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016, finanziati nell’ambito delle linee della Macromisura B dedicate al rilancio del territorio.
Gli altri tre Centri di ricerca pubblici nasceranno nel Lazio, nelle Marche e in Umbria, ma tutti e quattro sono il frutto di una proficua sinergia tra tutti gli Atenei delle regioni colpite dal sisma. E questa sinergia fa del progetto dei Centri di Ricerca il fiore all’occhiello del Pnc sisma, che mette a disposizione un finanziamento di 62 milioni di euro per apportare nei prossimi anni un contributo significativo in settori chiave collegati sia al complesso processo di ricostruzione, sia a linee di sviluppo sostenibili per l’area dell’Appennino centrale.
Hanno sottoscritto la Convenzione che consente l’avvio degli investimenti che andranno a implementare i Centri di ricerca le Università di Teramo, Camerino, Perugia e della Tuscia (capofila del Centro di ricerca di Rieti) e le Università di L’Aquila, Chieti-Pescara, Macerata, Roma La Sapienza, la Politecnica delle Marche, l’Università per stranieri di Perugia. Fanno parte dell’intesa anche il Gran Sasso Science Institute, il Parco Tecnologico dell’Alto Lazio, l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia e l’Istituto di Fisica Nucleare.
Oltre al Centro abruzzese, dunque, nel Lazio, a Rieti, si realizzerà il Centro di ricerca sull’economia circolare e sulla salute, mentre nelle Marche, a Camerino, sorgerà il Centro internazionale per la ricerca sulle scienze e tecniche della ricostruzione fisica, economica e sociale. Infine, in Umbria, a Spoleto, sarà realizzato il Centro di ricerca e trasferimento tecnologico per la digitalizzazione, conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e ambientale.
I Centri metteranno a sistema competenze, tecnologie e risorse per dare impulso, tra l’altro, all’innovazione nel campo della programmazione delle ricostruzioni post calamità, della prevenzione e messa in sicurezza dei territori, con studi avanzati sui dissesti e sui terremoti, compresa la possibilità di studiare i precursori sismici e gli effetti in scala reale di scosse di terremoto simulate in laboratorio. E ancora nei settori agroalimentare, biomedico e cosmetico, nel campo dell’economia circolare, per comprendere come impiegare gli scarti di una grande varietà di lavorazioni, non da ultimo le macerie delle demolizioni, nella sostenibilità alimentare, con studi su nuove molecole e nuove fonti di proteine, ed energetica, con esperimenti e studi per creare e sfruttare fonti green come l’idrogeno anche nella micro-mobilità. Infine, nei processi di digitalizzazione del patrimonio culturale, con protocolli, strumenti e risorse che rappresenteranno delle eccellenze a livello nazionale.

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